Chiamare il Soccorso Alpino: capita anche alle Guide Ambientali Escursionistiche?

Se una Guida Ambientale Escursionistica (GAE) si ritrova a dover chiamare i soccorsi, per un cliente vittima di un incidente durante una uscita, sta forse dimostrando di non essere all’altezza del suo ruolo? La risposta a questa domanda, si lega fortemente a un punto cruciale del lavoro di una GAE, che è la gestione del rischio, ed è “assolutamente no”. Attivare i soccorsi non va letto come sinonimo di fallimento. La professionalità di una GAE trova la sua espressione anche nel modo in cui vengono gestite le situazioni di emergenza.

Come sindacato di categoria, abbiamo condotto nei mesi scorsi una indagine interna tra i nostri soci, per capire quanto spesso capiti di dover chiedere l’intervento del Soccorso Alpino e Speleologico durante le uscite in natura.

Sì, chiamare i soccorsi capita anche alle GAE

I risultati, sebbene non sorprendenti per chi opera sul campo, sono un’importante cartina al tornasole per tutti, professionisti e non. Il 15% dei nostri soci ha dichiarato di essersi trovato almeno una volta, nel corso della propria carriera, nella necessità di attivare soccorsi esterni.

Questi numeri raccontano una realtà inequivocabile: anche con la massima preparazione, la montagna e gli ambienti naturali rimangono imprevedibili. Il meteo può cambiare, un sasso può cadere, una caviglia può cedere. Il ruolo di una GAE non è quello di azzerare i rischi – cosa impossibile in natura – ma di saperli leggere, gestire e, se necessario, affrontarli con prontezza.

Tra i compiti di una Guida Ambientale Escursionistica vi è il primo soccorso, che è infatti una delle materie oggetto di studio nell’ambito del corso nazionale di formazione promosso da Lagap per procedere all’iscrizione alla nostra associazione e nei corsi di alta formazione dedicati ai soci. Ma se è in gioco una vita, o più di una, i soccorsi vanno chiamati senza pensarci su un minuto.

Corso di alta formazione "primo soccorso in aree remote" riservato ai soci Lagap

Dati e gestione del rischio: cosa ci dicono le statistiche

Analizzando più a fondo le situazioni che hanno richiesto l’intervento dei soccorsi, i dati diventano ancora più eloquenti sul nostro approccio alla sicurezza. Delle chiamate effettuate dalle Guide associate a Lagap, il 45% ha avuto come conseguenza una prognosi di qualche giorno di convalescenza, mentre il 55% si è risolto con una semplice visita al pronto soccorso, senza ulteriori conseguenze mediche. Naturalmente sono del tutto assenti le chiamate per disorientamento, che, con la diffusione delle “app” e il crollo delle competenze dell’escursionista medio, rappresentano ormai circa un terzo delle chiamate agli organismi di soccorso, da parte di escursionisti non accompagnati.

Questa alta percentuale di interventi per infortuni non gravi non è casuale: dimostra la grande capacità di gestione preventiva del rischio, provata anche dal fatto che le GAE, a fronte di rischi continui e non trascurabili, paghino delle polizze di responsabilità civile dai costi risibili. Al momento, facendo i debiti scongiuri, in trent’anni di esistenza della professione, a fronte di milioni di giornate-uomo in ogni ambiente naturale e in ogni paese del mondo, non ci è mai stata ascritta la responsabilità di un incidente mortale.

Una GAE esperta mitiga l’esposizione al rischio dei suoi clienti e, inoltre, non aspetta mai che un infortunio banale si trasformi in una situazione di emergenza grave. Sa che anche una semplice distorsione, se non gestita correttamente, può esporre a pericoli molto più seri, specialmente in ambiente impervio. Chiamare i soccorsi è una scelta consapevole, un atto di responsabilità che mira a minimizzare le conseguenze per il cliente e per il gruppo.

Come attivare i soccorsi in montagna: un promemoria per tutti

Chiunque decida di trascorrere una giornata su sentieri, dovrebbe essere preparato a gestire una situazione di emergenza. Di seguito riportiamo il protocollo che una Guida Ambientale Escursionistica segue generalmente in caso di incidente che richieda l’intervento dei soccorsi. Una lista di suggerimenti, che può fungere in gran parte da vademecum anche per chi GAE non lo è.

  1. In generale, per la natura del nostro lavoro, i nostri gruppi non camminano mai esposti a fenomeni di rischio collettivo. Pertanto, in genere possono aspettare sul posto l’evoluzione di una situazione di crisi di un partecipante. Tuttavia, preventivamente si deve controllare che il gruppo sia in sicurezza e se così non fosse, provvedere a spostarlo in una posizione comoda e sicura.
  2. Avvicinarsi alla vittima e valutarne le condizioni (la persona è cosciente? Respira? Ci sono emorragie visibili?). A meno di estremo rischio (es. la vittima è in bilico su un dirupo o immersa nell’acqua gelata di un torrente) evitare di spostare la persona, che potrebbe presentare traumi o emorragie interne.
  3. Verificato che la gravità della situazione vada oltre le nostre competenze di primo soccorso (che per la Guida Ambientale Escursionistica associata a Lagap, includono  il BLS, acronimo di Basic Life Support, ovvero le manovre di rianimazione cardiopolmonare e la disostruzione delle vie aeree), è bene chiamare i soccorsi. Il corso di alta formazione Lagap sulla gestione traumi in aree remote, riservato ai soci, è volto, infatti, alla sola stabilizzazione dell’infortunato, che poi deve quasi sempre essere evacuato da personale specializzato.
  4. Chiamare il Numero Unico di Emergenza (NUE) valido in tutta Europa, che è il 112. Un numero che funziona come una sorta di centralino, fungendo da punto di smistamento delle chiamate che possono richiedere l’intervento di: Forze di Polizia, Vigili del Fuoco, assistenza sanitaria, assistenza in mare. La telefonata può essere effettuata anche da un telefono senza SIM o senza credito telefonico, è però necessario avere linea. Approfondiremo in un altro articolo le forme di comunicazione particolari, che si devono approntare quando affrontiamo percorsi senza linea telefonica.
Attività pratica di Primo Soccorso - Corso Nazionale Lagap 2025

Cosa dire al 112

La chiamata al 112 viene ricevuta e gestita da un operatore della Centrale unica di risposta (CUR), che sottopone all’interlocutore alcune domande per capire la situazione e attivare il servizio di soccorso più adatto. Se l'emergenza riguarda un'area montana, un luogo impervio o sotterraneo, verrà allertato il Soccorso Alpino e Speleologico. Una volta ricevute le informazioni necessarie, il Soccorso Alpino deciderà come intervenire al meglio, se con una squadra a terra o con l'elicottero.

Quali sono le principali informazioni che vengono richieste in una chiamata d’emergenza:

  • Chi è che sta chiamando e chi è la vittima.
  • Dove ci si trova: se disponibili, fornire le coordinate della propria posizione o cercare di essere quanto più dettagliati nel fornire indicazioni utili alla localizzazione.
  • Cosa è successo: descrivere sommariamente la tipologia di incidente (es. caduta, malore etc.), il numero e le condizioni delle persone coinvolte (gravità delle ferite; stato di coscienza o incoscienza, attività respiratoria presente o assente…).
  • Condizioni meteo: descrivere le condizioni meteo presenti nella zona, evidenziando eventuali limitazioni di visibilità.
  • Eventuali ostacoli al volo: se è previsto un intervento in elicottero, provvedere a fornire indicazioni precise sulla presenza di potenziali ostacoli al volo e all’atterraggio. Es. linee telefoniche aeree, funivie, pali etc. Grandi ostacoli a parte, è anche bene rimuovere dalla zona di atterraggio tutto ciò che possa volare, come zaini, berretti, rami caduti.

Essenziale è rimanere in linea e seguire le indicazioni fornite. Se dovesse cadere la linea, attendere di essere richiamati.

Articolo a cura di Tatiana Marras