LA LAGAP INTERVIENE SUL “PROBLEMA” DEI CANI DA GUARDIANIA

Leggiamo in questi giorni di guide bloccate da cani da guardiania, di suggestive ipotesi di normative per impedire alle greggi di pascolare su sentieri e di ancor più suggestivi interventi di addestratori specializzati per rendere i cani da guardiania meno “aggressivi”.
Cercando di dare alla cosa il peso che merita – effetti congiunti della calura estiva e del fatto che a volte i giornalisti non sanno che scrivere – dopo breve discussione in consiglio dei territori riteniamo comunque costruttivo emettere questa breve nota.
In Italia, e in ogni Paese ad antica e diffusa antropizzazione, non esiste la “wilderness” ma territori non urbanizzati estesamente frequentati da diverse tipologie di utenti. I primi utenti, per giornate trascorse sul territorio, sono, evidentemente quei lavoratori – come i pastori – che li percorrono o li abitano in modo continuativo per molti mesi l’anno. Il numero di cani da guardiania necessari alla difesa del gregge è direttamente proporzionale alla presenza dei predatori, in primis il Lupo, che, se debitamente scoraggiato, si dedica alla predazione della fauna selvatica, altrimenti si rivolge alle pecore, abbondanti, lente e discretamente stanziali. Le greggi, specie su costoni non agevoli, si allungano su centinaia di metri e il pastore, posto che sia presente, non ha in genere che una visuale molto incompleta del gregge. In tutto il Centro Sud (smettiamo di nasconderci dietro un dito) il fenomeno dell’abigeato è molto diffuso; non esiste modo di addestrare un cane da guardiania a distinguere gli escursionisti dai criminali. Il cane da guardiania distingue gli umani tra chi porta addosso l’odore specifico del suo gregge (non semplice odore delle pecore) da chi ha un odore diverso. Con ogni evidenza, nessun allevatore ha avuto interesse a selezionare cani non-aggressivi: il Maremmano (e similmente altri cani da guardiania) è già selezionato per non essere sproporzionatamente aggressivo verso l’uomo e infatti, con infiniti incontri tra cani ed escursionisti, non risultano attacchi mortali. Immaginate se le greggi fossero guardate, per fare un esempio, dai Pitbull … Nel merito, non possiamo che consigliare ad ogni collega di lavorare solo in zone in cui abbia preliminarmente acquisito le competenze tecniche necessarie e una certa confidenza con gli abitanti e i lavoratori del posto; che, in altre parole, abbia dedicato alcuni anni della propria esistenza ad entrare in relazione con l’ambiente in cui opera, il che comprende, certo, la Salamandrina dagli occhiali, la Genziana maggiore, il Cervo volante, ma anche il Pastore, i Cani del pastore, le Pecore, le Zecche delle pecore e l’odore dei loro escrementi, tutti aspetti che nessun provvedimento legislativo ha fortunatamente ancora eliminato dai “nostri” sentieri.
Pur non essendo in alcun modo qualificato a definire perché la Natura sia stata creata– se lo è stata – sono certo che non sia stata creata come parco giochi privato per gli escursionisti e ogni atteggiamento del genere puzza (per gli escrementi ho usato “odore”) di neocolonialismo. Atteggiamento che, messo in campo dal turista medio, è a malapena tollerabile ma che, espresso da guide “ambientali” escursionistiche, ci ha messo in certo imbarazzo.
LAGAP
Il presidente nazionale
marco fazion
Foto per la cortesia del socio Sergio Maturi