Parte dalle isole italiane la protezione delle acque interne.

Con la stipula della convenzione tra LAGAP e Il Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente dell’Università di Cagliari inizia anche in Sardegna un progetto di studio degli impatti sugli ecosistemi delle acque interne derivato da attività turistiche. Il progetto sarà curato dal professor Andrea Sabatini dell’Università di Cagliari e dal suo staff, in stretta collaborazione con le guide afferenti a LAGAP.

L’unità di ricerca sarda, collegata con una rete di scienziati europei, è impegnata da anni in progetti di ricerca per la salvaguardia degli ecosistemi: in particolare della trota sarda e del suo ambiente, legato alle acque dolci; proprio da queste accurate ricerche è emerso che diverse minacce, presenti nel tempo, hanno messo a serio rischio la specie: grazie solo l’intervento tempestivo delle istituzioni, sollecitate dall’ente di ricerca, ha permesso di ottenere i primi risultati per il mantenimento di questa specie autoctona molto rara, fondamentale per l’equilibrio dell’ambiente fluviale sardo.

Partendo da questa esperienza, dal suo valore assoluto a livello internazionale, si è individuato l’obiettivo principale del progetto: valutare in maniera scientifica ed oggettiva l’impatto delle attività turistiche sugli ecosistemi delle acque interne, con particolare riferimento alla frequentazione di corsi d’acqua con portate d’acqua variabili nel tempo e con momenti forte scarsità, soprattutto nei periodi estivi, nei periodi di massimo carico turistico; a causa anche del rilancio del turismo di prossimità, in conseguenza del Covid, con la ricerca di momenti turistici esperienziali, i corsi d’acqua sono stati riscoperti, sono sempre più utilizzati per attività ludico ricreative; tutto questo, visti anche i numeri bassi del recente passato di queste attività, attualmente senza nessuna esperienza diretta di buone prassi e soprattutto senza nessuna regolamentazione.

Il fine dichiarato del gruppo di ricerca è quello di riunire risorse e professionalità, contribuendo in tal modo alla reale salvaguardia, alla valorizzazione della biodiversità e delle caratteristiche peculiari di questi ecosistemi; sempre in un’ottica della creazione di modelli scientifici a supporto di una fruizione realmente sostenibile, con valori e indicazioni basate su valutazioni scientifiche e senza preconcetti, del territorio.

Senza dati e considerazioni scientifiche, si rischia di lasciar danneggiare delicati ecosistemi, letteralmente stravolti da visioni e spinte lobbystiche squisitamente commerciali, ad esempio ad opera di tour operator poco sensibili ai temi naturali, attratti dalla novità e dalla conseguente remunerabilità, o frutto di visioni basate sul mero sfruttamento sportivo, come nel caso del settore pesca, con ben note conseguenze fortemente impattanti, come si può riscontrare in alcune acque interne italiane.

«E’ da diversi anni che in Italia si organizzano escursioni legate alla frequentazione di fiumi e torrenti – dice Giovanni Pischedda naturalista e presidente nazionale di LAGAP – come guide dovremmo essere i primi a avere dei dubbi sulla correttezza di come si svolgono queste attività: anche se fonte di lavoro per noi professionisti, se mal gestite rischiano di minacciare le popolazioni animali e le piante che vivono in questi delicati ambienti. Con conseguenze che vedono un possibile impoverimento biologico dell’ambiente, e, di conseguenza, anche turistico-ambientale al medio lungo periodo: rischiamo, come si dice nelle zone rurali, di “veder mangiato il vitello in pancia alla vacca”. Dobbiamo cominciare a ripensare a queste forme di turismo in tutte le aree che, come la Sardegna, soffrono maggiormente per il cambiamento climatico la diminuzione della portata d’acqua nei mesi estivi, periodo in cui vengono svolte la maggior parte di queste attività escursionistiche. Ogni anno si moltiplicano le guide che organizzano i così detti “acqua trekking”, spinti da un tentativo di differenziare l’offerta ma occorre fare attenzione, in un’ottica principalmente di rispetto per l’ambiente naturale, ma anche di conservazione delle caratteristiche ambientali alla base del successo dell’attività di molte guide professioniste. L’attenzione per un ambiente in grado di assorbire senza traumi le attività turistiche, per una guida, è paragonabile all’attenzione che qualsiasi professionista ha per il proprio luogo di lavoro. Questo studio non vuole essere un divieto a priori a tutte le attività, ma solo un punto di partenza per ragionare in modo scientifico sugli impatti che possono essere generati da una fruizione non consapevole e soprattutto non sostenibile a livello ambientale, di determinati luoghi; al termine dello studio ci sarà una proposta di regolamentazione sostenibile degli ambienti naturali legati alle acque interne, con la speranza di sensibilizzare tutti sull’importanza del mantenimento di buoni standard di naturalità dei nostri corsi d’acqua».

LAGAP, in adempimento dei propri scopi statutari, con fondi e risorse proprie, cura l’aggiornamento e l’avanzamento tecnico-scientifico delle guide naturalistiche – ambientali escursionistiche, la diffusione presso il pubblico di pratiche di turismo sostenibile operando inoltre nel campo della protezione ambientale, intesa come difesa della potenzialità lavorativa delle GAE e si rende pertanto specificamente disponibile allo sviluppo di progetti eco-turistici, formativi e di ricerca, come questo che riguarda i fiumi della Sardegna.

Altri progetti simili a quello che riguarda i corsi d’acqua sardi sono in fase di avvio: ad esempio, quello sviluppato a febbraio del 2022 con il Comitato Parchi Italia e l’Ente Parco Fluviale dell’Alcantara in Sicilia. Le parti si sono impegnate reciprocamente a sviluppare rapporti di collaborazione nel campo della fruizione, protezione, conservazione e difesa del paesaggio e dell’ambiente naturale. Il Comitato, secondo le proprie disponibilità, ha messo a disposizione dell’Ente Parco il suo patrimonio storico di conoscenze e di esperienza organizzativa, ecologica, naturalistica e scientifica, e i servizi di collegamento con le altre aree protette coinvolte, con gli organismi sopranazionali e con i gruppi di ricerca attivi nello specifico.

Attività di ricerca di questo tipo, sia quella che riguarda la Sardegna che l’Ente Parco Fluviale dell’Alcantara, hanno lo scopo di far parlare tra loro istituzioni scientifiche, di attivare collaborazioni tra diversi enti (di ricerca e di protezione ambientale) e LAGAP, al fine di diffondere buone prassi e rendere sempre più fruibili in modo consapevole e responsabile le risorse ambientali; sempre secondo un’ottica di eco-sostenibilità e di protezione dell’ambiente.