
La figura della Guida Ambientale Escursionistica (GAE) genera sempre curiosità e domande. Che competenze ha? In che ambienti opera? Come si accede alla professione? Per rispondere in modo chiaro e autorevole, nasce la nostra rubrica in tre puntate, sviluppata come una “chiacchierata con l’esperto”, insieme al Presidente Nazionale LAGAP, Marco Fazion. Partiamo con la prima puntata: una panoramica completa sulla figura della GAE e sui diversi settori in cui è possibile operare.
✍️ Tatiana Marras
È un professionista che accompagna le persone in ambiente. E qui è già bene chiarire cosa si intende per ambiente: l’ambiente non è esclusivamente natura ma la connessione tra natura e uomo espressa da un territorio.
In pochi sanno che la Guida Ambientale Escursionistica, come la concepiamo noi, è una creazione tutta italiana. Una professione che si è venuta ad adattare a un paesaggio fortemente antropizzato, soprattutto di antica antropizzazione, come è per l’appunto quello italiano. Noi abbiamo pochissimi spazi di natura incontaminata, il nostro ambiente è rappresentato per la maggioranza da un paesaggio su cui è intervenuto, a volte pesantemente, l’uomo. Il primo esempio che mi viene in mente, pensando al Centro Italia: abbiamo avuto centinaia di castellieri, scavati con strumenti in pietra o rame, che hanno disegnato i profili dei monti. Le persone ci passano davanti da una vita pensando che sia la forma naturale del monte; una Guida ti spiega che le cose stanno diversamente.
Questo modello ci è stato tra l’altro richiesto di spiegarlo in varie collaborazioni internazionali, perché si presta magnificamente ad essere applicato in altre realtà simili alla nostra. La nostra figura della GAE appare di fatto molto differente dai Wanderführer tedeschi o Guides de Randonnée francesi, figure che insistono sull’arco alpino.
Il nostro cliente si aspetta principalmente due cose: di tornare a casa sano e salvo – e le statistiche confermano che non ci sono mai stati decessi associati all’attività da GAE, a differenza di altre categorie, in oltre 30 anni di attività – e di ricevere una serie di informazioni che gli consentano di leggere il territorio nei suoi diversi layers. A partire da quello geologico o geomorfologico perché, come diceva un grandissimo storico francese, Fernand Braudel, le civiltà poggiano i loro piedi per terra, quindi non puoi descrivere qualcosa se non sai cosa c’è sotto. Poi l’aspetto naturalistico e anche tutto quello che è stato l’intervento umano, che in Italia è ancora perfettamente visibile. Pensiamo ad esempio alle centuriazioni dei Romani o all’incastellamento. Vi sono poi il patrimonio di cultura materiale e immateriale, da come si fa il formaggio all’alternanza del maggese, dalla cerealicoltura di montagna alla pesca, e così via. È un mondo infinito.
E per questo la Guida Ambientale Escursionistica è stata assimilata in tutto e per tutto a una professione intellettuale. Non è del tutto assimilabile, invece, alla Nature Guide e assolutamente non è assimilabile alle figure definite come “accompagnatori”, che, per definizione, ti accompagnano da A a B, magari a vedere un bellissimo panorama, ma non hanno come principale funzione quella di darti spiegazioni. Accompagnatori che possono essere volontari, come nel caso delle associazioni, o professionisti.

È una figura turistica, in quanto lavora nel turismo, ma non solo. Le GAE lavorano sostanzialmente in 3 segmenti: turistico, ricreativo, educazionale. Dentro questi 3 principali segmenti ci sono magari decine di possibili lavori, ed è anche piuttosto importante che la GAE sappia passare da un settore all’altro, se di questo vuole vivere.
Il comparto turistico propriamente detto si caratterizza per la presenza di uno spostamento nello spazio che prevede uno o più pernottamenti. In tal senso, le Guide che si occupano di turismo, lavorano sia nell’incoming, ovvero far venire turisti nella propria area di lavoro, dall’estero o da altre regioni, sia di outgoing, ovvero portare italiani all’estero, a visitare altri Paesi. Poi esiste anche un “terzo livello”, quello, per esempio, di una Guida italiana che porta turisti di varie nazionalità in Patagonia, al seguito di una grande agenzia internazionale. Badate bene, stiamo sempre parlando di viaggi escursionistici, in cui la principale attrattiva rimane il fare escursionismo.
Il comparto ricreativo è rappresentato dai cosiddetti “domenicali”. Personalmente conosco soltanto una persona che ha un buon reddito, lavorando unicamente con le uscite della domenica. Naturalmente, ne esisteranno altri, ma è rarissimo; la norma, per chi lavora in questo settore, è utilizzare le uscite domenicali come integrazione di reddito. Ed è inoltre soggetto a una concorrenza assurda, rispetto a chi lavora nel comparto viaggi, dove le agenzie si rivolgono unicamente a professionisti ben sperimentati.
Perché ci sono tante associazioni vere, che propongono escursioni per i loro soci, in forma gratuita o quasi, e poi tutto un estesissimo comparto grigio di associazioni di comodo, e, ancora, i gruppi di cammino, mossi attraverso i social. Oltre a questo, cosa che molti stentano a vedere, si rivolge a persone che escono con una Guida alcune volte l’anno, ma, di fatto, è in concorrenza anche con il cinematografo, una mostra, un parco avventura, il pranzo dalla suocera e la prima comunione di un nipotino. Mantenersi lavorando in questo segmento, quindi pagare affitto, bollette, mandare i figli a scuola, è molto, molto improbabile.
Il settore educazionale va dalla formazione aziendale ai corsi di formazione rivolti alla popolazione, come per esempio i nostri corsi base di escursionismo o quelli più avanzati di cartografia e orientamento strumentale. E ancora la formazione di nuove Guide ma, soprattutto, il lavoro nei Centri di Educazione Ambientale, quindi laboratori che si fanno con le scuole ma anche, più ampiamente, turismo scolastico ambientale.

In primo luogo, perché si tratta di attività che hanno stagionalità diverse. In seconda battuta, perché praticarli tutti e 3, ti consente di avere una vita familiare e relazionale.
Mi spiego meglio: di ambito turistico, ad esempio, si può vivere. Una Guida può quindi pensare di dedicarsi solo al turismo, ma va detto che è una vita estremamente stancante, che è piuttosto difficile portare avanti questa modalità per tutta l’esistenza. Chiaramente i viaggi sono belle esperienze, sono ben pagati, ma stare 8-16 giorni fianco a fianco ai clienti, è faticoso e, a certo livelli, espropriante, specie andando avanti con gli anni. Chi lavora solo nei viaggi deve fare almeno una ventina di partenze all’anno, il che significa che diventa estremamente difficile coltivare una relazione, ancora di più gestire una famiglia. Pertanto, molte Guide dedicano parte della loro vita a fare esclusivamente turismo e, in seguito, vanno a integrarlo con altro. È la parabola di molte Guide di successo. Di fatto, la maggioranza delle Guide tende a integrare più attività. E non è raro evolvere con l’età.
È un lavoro che evolve con te. Non è infrequente vedere GAE che, arrivati a una certa età, si cimentano nella gestione di strutture ricettive, come un rifugio, o che si aprono una asineria, o un centro di navigazione fluviale, attività residenziali. Oppure c’è chi avvia attività professionali contigue, come i rilievi cartografici o l’editoria naturalistica, o la formazione.
Come potete ben comprendere, è un lavoro impegnativo. Un lavoro di impresa o libero professionale, che richiede almeno un paio di anni di attività, fatta come si deve, per costruirsi una propria clientela e una propensione al reinventarsi. Più della metà dei nostri soci hanno P.IVA, quasi il 10% sono lavoratori dipendenti. È un lavoro a tutti gli effetti, anche se qualcuno lo vede come uno svago pagato...peggio per lui!


